martedì 23 aprile 2013

Scene da un autotrasporto: le perle

Lavorare in un magazzino di stoccaggio a contatto con i camionisti e con i carrellisti tutto il giorno implica una dose di pazienza fuori dal normale ma regala momenti di irresistibile ilarità, dovuti prevalentemente a un uso della lingua italiana incredibilmente elastico. Non sta bene ridere dell’ignoranza altrui, in fondo ognuno di noi è ignorante fino a quando non entra in contatto con la conoscenza e la assorbe. L’asticella viene dunque sempre spostata un po' più in là, e così diventiamo persone migliori.
Non bisogna nemmeno dimenticare che queste persone, che magari non mettono in fila due verbi all’indicativo, sono magari in grado di smontare e rimontare un carburatore bendati, mentre il sottoscritto una volta che ha dovuto cambiare una gomma si è trovato in notevolissime difficoltà.
Insomma, ognuno di noi è ignorante a modo suo. O per dirla come diceva un camionista che commentava alcune frasi razziste scritte sul banco firme del nostro ufficio, “Ma cosa ci vuoi fare… è tutta questione di ignorantità”.

Un grande intellettuale come Pier Paolo Pasolini si trovava spesso a glorificare questi ceti di cultura bassa della popolazione.
Però, ecco, come dire, quando poi ci sei a contatto tutti i giorni non è che riesci a non ridere tutte le volte e anche Pasolini vacilla. Perché anche mentre scrivevo queste righe uno ha detto una massima di grande saggezza: “C’è gente che mangia per lavorare. Io lavoro per mangiare.”
Cos’avrà voluto dire?

Di seguito, una piccola selezione di perle.
  • Quattro orecchie e quattro occhi sentono meglio degli altri.
  • Ma guarda, c’hai ragione. Oramai adesso non corro più. Sai no, come si dice? “Che sto qui sto a Roma, che sto a Roma sto in Francia”.
  • Lunedi devo andare a mettere dei timbri al passaporto. Il tempo che vado là, me lo vitamizzano e poi vengo a lavorare.
  • A occhio visivo quante palette sono?
  • Si ok. Ti mettiamo a posto il carico ma non è che lo facciamo sempre, è una cosa spudorata.
  • (Uno sbadiglio enorme e poi) YAWN! Coma profonda.
  • Ognuno deve guardare in faccia alle sue opportunità.
  • Non puoi andare a vedere il telefonino di uno, c’è la PRAISIN, ci vuole il mandato.
  • La Bosnia Herzigova.
Forse questa diventerà una rubrica.

3 commenti:

  1. La Praisin è la più bella dialettizzazione padana immaginabile di un assurdo anglicismo... ma tu cosa fai in mezzo ai bestioni?
    Comunque, Pasolini a me piace pochino, ma non smetto di rivolgermi la domanda: perché saper smontare un carburatore e montare l'italiano devono essere saperi alternativi? Non sta scritto da nessuna parte, non è il destino, non è ineluttabile. Ecco - anche, ma non solo - perché l'idealizzazione pasoliniana non m'è mai piaciuta.

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  2. Pellegrino9:19 PM

    Non so cosa avete letto voi di Pasolini ma non è che ci andasse poi così leggero coi ceti popolari che fingevano di possedere una cultura che non avevano.
    Per il resto, bel blog.

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  3. "C’è gente che mangia per lavorare. Io lavoro per mangiare."

    Forse, riferendosi alla corruzione, intendeva dire che "c'è gente che fa del 'mangiare' o del 'far mangiare' il proprio lavoro"?
    Oppure, facendola un po' più complicata, intendeva dire che taluni, i certi contesti, per poter continuare a lavorare sono costretti a 'mangiare', ossia tacciono su condotte illegali in cambio di 'regalini' più o meno obbligatori?
    Comunque la seconda parte ("io lavoro per mangiare") è molto chiara.

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