giovedì 1 marzo 2012

Povero dente ballerino

Il primo dente mi è caduto nel bagno della casa al mare, era luglio, erano gli anni Ottanta.
Traballava tantissimo già dal pomeriggio: mentre contavo i numeri di Un, due, tre, stella, appoggiata al muro tra un garage e l'altro, sentivo con la lingua che si muoveva tutto.
Prima di cena, il pensiero di mangiare con il dente messo così non mi piaceva affatto, poi non sarei stata a casa, ma da mia zia, perché i miei sarebbero dovuti uscire. Mi avevano chiesto di andare con loro, ma io volevo restare a giocare, fino a tardi, dopo cena, quindi niente: sarei rimasta con mia zia, mi sarebbero venuti a prendere tardissimo.
Prima di cena, presi una sedia dal soggiorno e la misi davanti allo specchio del bagno, mi arrampicai e con la bocca spalancata iniziai a dondolare il dente, sempre più forte, fino a farmelo cadere in bocca. Con il mento all'insù, come una signorina sui tacchi, cercavo di tenere una postura sempre più dritta, per non ingoiare il dente.
Mia madre si stava infilando i jeans, io tenevo la bocca tappata, mi guardò:
Che c'è?
Aprii la bocca e mi feci cadere il dente insanguinato nella mano.
È caduto! È caduto!
Mi portò a sciacquare la bocca, con il disinfettante, mise il dente pulito in un tovagliolo e lo portò altrove.
Avevo un buco in mezzo alla bocca, chiudevo un occhio e provavo a guardarci attraverso, poi sorridevo con le guance larghe, mia madre dall'altra stanza mi urlava di lasciare la luce accesa quella notte perché sarebbe arrivato il topolino dei denti a portare un regalo. Ma non mi importava.

Intanto, potevo mangiare la pizza con tutta la crosta. Poi potevo esibire anche io un dente in meno in bocca, come gli amichetti che avevano già fatto il faticoso passaggio verso l'età adulta e soprattutto potevo vantare il fatto di essermi fatta cadere il dente da sola, io.
I miei dovevano andare al concerto di Lucio Dalla, quella sera, mia madre continuava a ripetermi di lasciare la luce accesa.
Lascia la lucina col papero accesa, tu però dormi.
Sì.
Mi raccomando.
Sì.
Mangia.
Sì.
Ti fa male il buco?
No.
Il topolino dei denti di solito portava soldi; quella volta, invece, mi lasciò la scatola di plastica di una musicassetta con su scritto: Povero dente ballerino. Ciao, Lucio.

***

Una sua canzone, Piazza Grande, era tra i testi del mio Esame di Maturità, nel 2001. Una volta l'ho incontrato al cinema, a Bologna. Un'altra volta in una pizzeria, sempre a Bologna, e l'ho visto suonare e cantare dal vivo tantissime volte, per mia fortuna. Da piccola a Un, due, tre, stella non vincevo mai, mi distraevo infilando la lingua nel buco lasciato dai denti che cadevano.
Ciao Lucio.

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