venerdì 4 novembre 2011

(Trascrizione più o meno fedele di) E poi secondo me è un bell'uomo

[Quello che segue è il testo della presentazione che ieri mi hanno chiesto di fare per introdurre il reading del poeta Azael, allo Zammù di Bologna.]

Buonasera.
Mi chiamo Elena Marinelli, abito a Milano, stasera sono arrivata proprio da Milano su un’auto di cortesia perché quella solita è dal carrozziere e sono qua perché gli amici della Casa Lettrice Malicuvata mi hanno chiesto di presentare la serata di oggi dell’Alfabeto Letterario di Zammù.
Li ringrazio molto, sono contenta che me l’abbiano chiesto, ci tenevano che io dicessi qualcosa e ringrazio anche lo Zammù che è un bel posto per leggere e dire delle cose, si sta bene e infatti ci vengo spesso.
Ora che ci penso sono ormai due anni che ci vengo spesso.

Questa serata è dedicata ad Azael che è un Poeta.

Azael scrive le sue poesie e poi le pubblica su internet. Oddio: non so esattamente se lo fa immediatamente però in generale diciamo che fa così.
Il suo sito si chiama “Poesie da decubito: una roba” scrive lui testuale in fondo in fondo alla prima pagina “di poesie e cose fini, fatta da Azael per suo diletto”, perché di mestiere lui non fa il Poeta, ha un lavoro normale, di quelli che durano otto ore, non fa nemmeno il Filosofo anche se è laureato in Filosofia; in effetti non so bene che lavoro fa ma ogni tanto si mette la cravatta, quindi deve essere un lavoro serio.

Le poesie di Azael su internet stanno all’indirizzo www.decubito.org. Ha pubblicato tre ebook scaricabili tutti gratis con dentro le cose quotidiane, “scritte in due anni passati ad aspettare il lunedì” dice lui e poi ha pubblicato anche un libro di carta - che è anche un ebook - dal titolo Favola d’amore triste per malati di mente come questa serata, che è poi il titolo di una sua poesia bellissima – spero la legga questa sera - a cui sono molto affezionata.

In realtà ci sarei venuta lo stesso qua allo Zammù stasera da Milano con l’auto di cortesia del carrozziere a sentire Azael leggere, perché mi piace molto, è la prima volta che legge qua allo Zammù, e poi, devo dire, è anche un bell’uomo secondo me, soprattutto quando indossa gli occhiali – stasera non li ha messi è un peccato, ma fidatevi - e dicevo mi piace molto, è bravo, diciamo che sono proprio una sua fan, anche perché è davvero un bell’uomo secondo me.
Probabilmente non sono obiettiva: non sono un critico, non sono un poeta, com’è che hanno chiamato proprio te, direte voi, poi arrivi da Milano e insomma se uno è fan di qualcun altro certe cose, le criticità come si dice, non le vede.
Ecco: non so, forse avete ragione, ma mi hanno chiesto di presentare Azael, gli amici di Malicuvata che son poi persone a modo e io ho detto semplicemente sì, mi sembrava una cosa bellissima da fare e non avevo ancora mai presentato nessuno in vita mia. E ho detto sì. E poi Azael è un bell’uomo.

Ecco ora che ci penso non sono proprio sicura di essere la persona adatta, scusate, è che ho detto sì, non me l’aveva mai chiesto nessuno, capitemi, uno prende gli impegni poi ci pensa due minuti in più e la decisione già vacilla. Ci ho pensato su da quando ho detto sì - sono tre settimane circa - e in effetti non sapevo da dove cominciare - il mio problema è sempre cominciare - né tantomeno come vestirmi, così mi son vestita di blu, che è un colore che mi sta bene di solito e mi sono messa i tacchi che è una cosa che fa sempre il suo effetto.
C’è da dire che io i discorsi non li so fare, ho studiato un po’ prima di venire qua, ci tengo a fare bella figura, dovrebbe essersi capito, quindi se questa presentazione non vi piace abbiate pazienza e non me lo dite.

Ora comincio.

Azael non so bene bene quanti anni ha, è più saggio di me e io ne ho 29 di anni, vive a Perugia ma è abruzzese e i suoi nonni sono di Capracotta che è in Molise e anche io sono molisana, ma non di Capracotta. Lui no, lui è di Penne, un paesino in provincia di Pescara, un paesino bruttissimo, io ci sono stata un giorno con la scuola, alle elementari: ci portarono lì per farci visitare una centrale eolica – mi pare - stavamo studiando le energie rinnovabili in Geografia, eravamo una scuola elementare moderna e molisana che detta così sembra un paradosso, moderno e molisano insieme, ma tant’è.
Prima di arrivare a Penne, siamo passati con l’autobus attraverso un altro paesino che si chiama Collecorvino e ora voi magari vi immaginate un colle pieno di corvi. Pure i miei compagni di classe, io invece mi immaginavo un colle color corvino, tutto nero nerissimo senza niente sopra. Non mi ricordo bene quella giornata a Penne, a parte Collecorvino, ricordo solo che avevo dimenticato il pranzo al sacco sull’autobus, non mangiai quasi nulla e ero molto contrariata.
Azael, però, quel giorno lì non l’ho incontrato.

Azael non so proprio bene da quanti anni sta a Perugia, ci lavora questo lo so, ci cucina, ha una casa in cui cucina spesso, oggi ha mangiato le orecchiette, io la frittata, ce lo siamo detti proprio stamattina e ha una connessione internet perché ogni tanto alla sera ci scriviamo in chat e ci diciamo due o tre cose; non di più ché a me sembra sempre di disturbarlo se sto lì troppo a far domande – io ci vorrei sempre parlare tantissimo e quando cominci non puoi mica smettere subito: questo stesso effetto me lo fanno solo i taralli.
A Perugia la prima volta ci sono stata a trovare la mia amica Valentina che studiava lì, era quasi Natale, io invece studiavo qua a Bologna all’epoca, era il 2002 e a Perugia faceva un freddo ma un freddo che Bologna mi sembrava Palermo – anche se io a Palermo non ci sono mai stata ma dicono che fa sempre caldo a Palermo – e era piena di salite e discese Perugia, aveva una stazione dei treni bruttissima, presi il raffreddore e sul treno del ritorno stetti malissimo perché dimenticai l’aspirina a casa della mia amica Valentina. Mi comprai un cappello verde scuro, ma di Azael nemmeno l’ombra.

Azael la prima volta che l’ho incontrato dal vivo era in mezzo a tantissima gente, beveva una birra e mi disse “l’elena!” col punto esclamativo; sembrava contento di conoscermi, a me tremavano un po’ le gambe anche perché è un bell’uomo e poi mi chiamò per soprannome che è una cosa intima, se ci pensate: a me fa sempre un certo effetto. O forse mi ha fatto effetto perché è un bell’uomo.
La prima volta che l’ho incontrato in assoluto, invece, era su internet. Avevo letto una sua poesia che mi sembrava illuminante. Non me la ricordo tutta, si intitola I vecchi rigati è della primavera 2010 mi pare; a un certo punto diceva così:
i vecchi in ciascuna ruga
delle molte
ci son passati mucchi di vita esistenziale

sofferenze, lutti, amori tragici, amori divertenti, guerre, scudetti del cagliari e della cavese
vietnàm

ma io invece io lo so
i vecchi son solo morti troppo giovani

e i vecchi
se li fanno rigati
solo per fargli meglio

trattenere il sugo.
Ecco: secondo me una persona umana in carne e ossa che porta pure gli occhiali e che è un bell’uomo, che scrive una cosa del genere quanto meno, ho pensato, quanto meno vede il mondo, le cose del mondo, gli oggetti, i bicchieri sul tavolo, i portici per strada, i lampioni, i piatti, le posate, i lobi delle orecchie, vede le cose del mondo – tutte – in un modo speciale. E deve saper cucinare.
Non strano o stravagante o sorprendente, ma speciale, nel senso di qualcosa che tutta insieme forma una specie a sé e anche nel senso di “speziale”, quello che preparava le cose con cura e metteva insieme elementi che in natura stavano ognuno per conto suo e poi li donava, quasi come un regalo, in un modo nuovo.

Dalla volta de I vecchi rigati non ho più smesso di leggere Azael, sono tornata indietro, ho letto tutto, le cose prima e quelle dopo, fino all’ultima che aveva pubblicato in quel periodo lì che era Favola d’amore triste per malati di mente che è poi il titolo di questa serata che devo presentare e quindi torna tutto.

Quello che volevo dire, in sintesi – ho letto che a un certo punto nei discorsi bisogna arrivare alla sintesi finale – è che da quel giorno in avanti ho letto ogni cosa di Azael avidamente perché volevo sapere, mi sono accorta, cosa c’è dietro alle cose. Dentro è facile: basta smontarle, ma per guardare dietro bisogna avere un po’ di coraggio e di forza a spostarle, ché, ho capito poi dopo, le cose piccole, quelle delle poesie di Azael, sono macigni.

Grazie, ho finito.

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