venerdì 28 ottobre 2011

[Occupy Barabba] Senza titolo

di Bananafish at the gates of dawn

Mi manchi, mi manchi sempre, ma credo sia soltanto un problema di mira.
L’altra sera avevo gli occhi tristi e nessuno mi voleva bene. Sì insomma, alla Bukowski. Hai capito. Perciò ho indossato il mio vecchio sarape, quella roba consunta, magari un po’ sdrucita, magari un po’ polverosa, quella roba che insomma indossava anche Eastwood nella Trilogia del dollaro, e cammina cammina mi sono ritrovato in centro.
Cose che capitano, durante le derive psicogeografiche del mercoledì sera, quando indossi pantaloni skinny e hai i capelli tutti boccoli che ti ciondolano sulla fronte spensierati.
Sta di fatto che in Piazza Nettuno, proprio sotto la statua, chi mi chiede una sigaretta se non Luca il Busone?
E una cosa tira l’altra, e offrimi da bere, e che bel poncho che indossi, ma no guarda che in realtà è un sarape, è una cosa diversa, e offrimi da bere, insomma, finisce che faccio serata con Luca il Busone in persona. Continui a mancarmi, ma stavolta la mira non c’entra.
Il Busone ingolla vodka neanche fossimo nella tundra, e io pago. In compenso ascolta i miei discorsi. Avevo lo sguardo triste, nessuno mi voleva bene, e avevo in tasca una storia da alcolizzato, tutta accartocciata, scritta di mio pugno. Una roba terribile.
Luca fa finta di leggere, mentre prova a stare in piedi, puzza d'alcol e bofonchia, e quanto è bella la storia e quanto sei brillante, perché non andiamo da me, ‘ché se mi chiamano “Il Busone” un motivo ci sarà di certo?
E allora lo mando a cagare.
Prima, però, lo invito a rifarsi una vita. Sei patetico, Luca, a cercare di scoparti chiunque. Guardami, diobono, sono un cane pulcioso. Trovati un lavoro.
E lui, Ragazzo, io nella vita facevo le lastre, ero tecnico di laboratorio, oggi c’è la crisi, e sono felice solo quando il bicchiere è pieno e il letto è caldo d’amore.
Mi accarezza la barba, gli sputo in un occhio.
Più tardi vomito tutto.
C’è la crisi, dice. Non ha tutti i torti.
Ma la crisi è cambiamento. Non si scherza col greco.

Amico, dico, lo vuoi il mio sarape? Questo, esatto, no, non è un poncho. Va bene, sì, chiamalo pure poncho, ‘ché la crisi è cambiamento. Tieni, signor barbone, prendilo pure, e stanotte dormi al caldo. Perché magari il bicchiere pieno non ce l’hai, perché non c’hai neanche il bicchiere, e neanche il letto caldo d’amore, come dice Il Busone, però un poncho tutto nuovo non è mica una cosa da nulla.

[Occupy Everything. Occupy Barabba.]

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