domenica 8 maggio 2011

A guardare le macchine passare

Il picchiettìo delle scarpe contro il vetro è coperto Klà, lo sai benissimo, coperto dal frastuono del traffico che avete davanti. Lo sai benissimo, ma tu sei Klà, il batterista del gruppo e quando non parli tamburelli con le dita o molleggi i piedi su qualsiasi superficie. Una roba da far diventare tutti matti. Nessuno ti chiama più Sergio, almeno da tre anni, e il tuo nome non ti manca.

Di cognome fai Clavarelli, ma sei talmente logorroico che anche i tuoi amici ti urlano "Klà, sst!" e una sera, reduce dalle prime birrette discount, hai pensato Klà più ssh, Clash! ed è stato il tuo primo giorno di felicità almeno dal giorno del gioco della bottiglia in terza media.

Quella cucina su cui ti arrampichi ormai ogni sera, ti ha regalato tutte le note che il suo telaio made in Bulgaria è in grado di fare. Più che note sono vibrazioni ormai quelle che senti e ci hai i segni dei fornelli sulle chiappe talmente incistati che i compagni di classe pensano che a casa ti prendano a cinghiate col cavo della TV. Ma tu insisti, batti e risbatti, non puoi fare altro. A volte pensi che non sai fare altro...

Tua madre dice che è qualcosa di ossessivocompulsivo, e ti piacerebbe chiamare la band con una delle medicine che ti propina e che tu fingi di prendere, ma non vuoi svelare troppo le carte. Il nome del gruppo ancora non ce l'avete, Fergusson dice che lo si trova dopo, alla fine. Che per adesso l'importante è suonare, provare, imparare. O come dice lui Suonare, suonare suonare finchè non ci esce il sangue dalle orecchie. Lui, Ferguson, è convinto che Beethoveen sia diventato sordo per quello, Suonare suonare suonare, è così che è diventato quel che è diventato, gliel'ha detto Pispi, suo cugino, ma nessuno di voi gli crede.

Ferguson si chiama Fausto Malagoli. Si crede figo solo perché è alto, magro e con l'occhio chiaro. E si atteggia a leader del gruppo, come ogni chitarrista. Ma voi lo chiamate come l'allenatore perché ci assomiglia un sacco, dite che è tipo lui tra trent'anni e ormai quel nome lì, che gli avete appiccicato, gli è rimasto.

Gli riconoscete un briciolo di autorità solo perché è l'unico che ruba le birrette al discount mentre voi fate i pali e distraete Paolo, il commesso. Distraete...tu fai il palo, ti muovi in giro tra le corsie e parli parli, fai sentire la tua presenza, intanto Fausto al tuo cenno ruba mentre Serena fa l'oca con Paolo: però spesso anche tu rimani incantato a guardarla, e Fausto s'incazza, ma vedere la Di Vaio sporgersi verso il bancone, vedere tutta quella sostanza che diventa una forma di cuore, non riesci proprio a staccarti Klà, e allora meglio due birre in meno e un po' di paradiso nel cuore della notte mentre correte via lungo il sentiero d'erba che vi porta al divano e alla cucina.

Vi trovate qui perché tu qui stai in silenzio, non fermo, ma almeno in silenzio, ti ci portano anche per quello. Ti piacciono le macchine, non ne capisci granché, e allora diventi riflessivo e gli altri si rilassano. Birre, patatine e qualche risata prima che vi tocchi tornare per la cena.

Ricordi quella volta che è passata una Viper? una macchina strafichissima, da corsa, tutta blu con due strisce bianche parallele al centro che partono davanti e continuano fino all'alettone di dietro. Tu non l'avevi mai vista. Ha fatto un rombo speciale, tutto suo, non ne hai più sentito uno simile, nemmeno le Ferrari, che qui ormai vi siete già abituati a vedere. E tu dallo spavento, sei scattato con le gambe, la punta dei piedi s'è impigliata nella maniglia del forno e hai rischiato grosso, di cadere di faccia, piatto, con una di quelle facce da stupido, che di solito le vedi solo nei film. Serena e Ferguson, stravaccati sul divano bianco sporco di fianco a te, ti han visto pendere, rischiare uno sfacelo e risalire, come nel video di Smooth Criminal. In un microsecondo hai tolto le punte delle all stars, ti sei appoggiato sul bordo interno del forno e hai ripreso equilibrio sui fornelli. E mentre lo facevi ti sei girato verso di loro. Dicono che avevi una faccia da o minuscola, non riescono a dire altro, stanno ancora ridendo. E tu stai ancora pensando se qualcuno da fuori, di quelli che passano lì, quelli tutti presi dalla loro vita, magari il tipo stesso della Viper, si sono accorti di te, di voi, che lì, a otto metri di distanza dall'autostrada A1 chilometro 182 direzione Bologna-Modena, da una casa disabitata con un immensa vetrata vuota, su una cucina rotta e un divano marcio, state lì, a guardare le macchine passare.

(Questa storia, ovviamente inventata, nasce da un piccolo dettaglio, questo sì reale, catturato durante un viaggio in autostrada qualche giorno fa, mentre pensavamo a questo progetto qui, che si chiama SPAZI INDECISI e si propone di mappare e narrare le vecchie storie e i nuovi utilizzi degli edifici disabitati per adesso in Romagna per poi aprirsi a tutta l'Italia. L'esperimento è più facile da fare che da spiegare. Buona Caccia)

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