venerdì 15 aprile 2011

Stanotte ho sognato tantissimo (1)

Eravamo Marco e io a Casacalenda, in campagna. Stavamo seduti attorno al tavolo della cucina, su due sedie bianche, uno di fronte all'altra. Era estate e tenevamo le finestre aperte con gli scuri semichiusi. Marco era di ritorno da un viaggio in Russia, mi raccontava le cose con gli occhi ingigantiti, quelli delle persone che tornano dai viaggi in cui - si capisce subito - vedono cose nuove, incontrano persone a cui scrivere al ritorno o con cui fare due chiacchiere mentre si è lì.

In Russia c'è della gente magari un po' schiva ma che attorno a un tavolo si scioglie. Molti non sanno cos'è la mortadella, pensa te. E poi c'era la signora della pensione in cui ho dormito, una signora magra e bionda, coi capelli raccolti quasi sempre e gli occhi azzurri. Era simpatica. Aveva una matrioska dipinta a mano sulla mensola della cucina; l'avevo notata subito, fin dalla prima colazione, la guardavo per qualche minuto, poi cominciavo a mangiare, mi attraeva: aveva gli occhi disegnati che non sembravamo incassati, non so se mi sono spiegato.
Sì.
Una mattina lei mi ha detto: L'ho fatta io, sa? E io: A mano? E lei: Sì, sì. Mentre ero in un lager. L'ho fatta per regalarla a qualcuno un giorno. La vuole? Gliela regalo. E io mi sono sentito di avere chiesto una cosa senza volerlo, solo guardandola, e senza che lei volesse per davvero, mi era sembrata cortesia allora le ho detto di no, non doveva, era una cosa preziosa, faceva niente. E lei poi si è fermata due minuti e ha continuato: L'ho fatta apposta per darla a qualcuno, gliela regalo volentieri. Adesso anche lei sa questa storia, se la può portare dietro dove vuole. O la lascia nella sua cucina. Ce l'ha una cucina in Italia? E io: Sì sì ce l'ho, è piccolina, ma ce l'ho. Così l'ho presa. E niente, quindi adesso te la regalo.
Ma come?
Eh sì, dai: è il regalo del viaggio. C'è scritta una roba per te. Non l'ho scritta io, l'ha scritta lei, l'ho notata mentre te la incartavo. È buona questa marmellata sul pane, sai? Secondo me è scritta per te non per me: davvero.

Le persone felici godono della malinconia. Diceva così.

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