martedì 5 aprile 2011

Così com'è

Dai, è anche abbastanza normale pensare al proprio passato e vedere dove ci sono state delle magagne risolvibilissime e non risolte, dove si poteva scegliere una scuola diversa, dove si poteva darle giù ancora un po', a quella là, o magari un po' meglio, dove si poteva almeno provarci, con quell'altra, cose così, che poi uno ci pensa e pensa: Pensa te se avessi studiato Lettere; Pensa te se a quella là le avessi dato giù per bene; Pensa te se a quell'altra là le avessi almeno detto che mi piaceva, eccetera. Cioè, io fino a qualche tempo fa ci pensavo sempre.

Abbastanza normale, credo, è anche pensare a come andrebbe se avessimo la possibilità di rinascere e ripartire dallo stesso punto, per me sarebbe il sette di febbraio del millenovecentosettantanove, per esempio, ma però rinascere con dentro la testa tutte le informazioni accumulate nella vita precedente, per prendere le decisioni giuste al momento giusto, scegliere le scuole giuste, dar giù nel modo giusto a quella giusta, o almeno dar giù, se possibile, ogni tanto. Ci pensavo qualche sera fa, a queste cose qui, prima di addormentarmi.

E poi son rinato davvero, e facevo una vita della madonna e diventavo bellissimo e intelligentissimo, facevo Lettere e anche il Liceo Classico, scrivevo dei libri, rinunciavo a far ciclismo per non perdere del tempo ma intanto facevo lo stesso dello sport per tenere la mente sana nel corpo sano; non eran mica tanti, per il resto, i cambiamenti: cercavo più o meno di tenere la stessa linea della vita precedente, conoscere le stesse persone, fare un po' le stesse cose, ma meglio, dar giù per bene a quella là, dar giù anche a quell'altra che nella vita precedente ci avevo solo, come dire, pensato, e insomma, andava tutto bene. E tanto ho fatto le cose come si dovevano fare che quella sera di marzo del duemilacinque mi trovavo proprio lì con lei, ché se c'era una cosa che non avevo sbagliato nella vita precedente era stato proprio arrivare da lei, e quindi in questa nuova vita avevo fatto di tutto per conoscerla al momento giusto, corteggiarla con tutti i sotterfugi del caso, come una partita a scacchi calcolatissima, finché la sera giusta ero proprio lì con lei a guardare La dolce vita e, visto che nell'altra vita, quella prima, mi ha sempre rimproverato amorevolmente di aver fatto tutto lei, il primo passo lei, il primo bacio lei, eccetera, mi son detto Adesso la faccio contenta. E le ho dato un bacio sul collo. Lei si è girata, mi ha guardato e mi ha detto Che cazzo fai?

È lì che mi sono svegliato.

Ogni tanto basta poi poco per capire che uno si deve andar bene così com'è.

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