giovedì 20 maggio 2010

Pensieri in apnea: l'altro lato del dorso

Sedicesima puntata

Oggi vorrei approfondire meglio un concetto, applicare un po' di postille, aggiungere delle note al personale teorema sugli stili del nuoto che vi ho proposto qualche mese fa.
E vorrei cominciare con una premessa: non mi piace nuotare a dorso. A braccia alternate, in sincrono, con le gambe a paletta o con la sgambata tipo seppia, anche solo con i piedi e giocando a fare il sommergibile. Non mi piace. Io sono per lo stile libero. Io non dormo supino. Io dormo prono, a pancia in giù e perciò nuoto a pancia in giù.
Lo preciso per distanziarmi da una correlazione che si è soliti fare nell'ambiente: Oh, gli piace scrivere, riflettere, sarà un sognatore, uno che si perde nei suoi pensieri... perderà pure il conto delle vasche a forza di andare a faccia in su e di vedere senza registrare lo sporco millenario che si è depositato dentro le plafoniere dei neon sopra la piscina.
No! Anche se è vero che perdo comunque il conto delle vasche, non sono un dorsista. Sono per lo stile libero, io. Col dorso anche se, quando spingo al massimo, mi piace credere di essere un aliscafo sul pelo dell'acqua, ho un terrore tangibile di tutto ciò che accade alle mie spalle fuori dal mio orizzonte visivo, come una sorta di paranoia avanzante. Anche se la faccia fuori dall'acqua ti consente di constatare realmente quanto ti sposti con una bracciata mentre crawl e rana t'ingannano, capita spesso che sia il tuo polso o peggio la tua crapa a fermarsi contro la fine della corsia.
Infine, tralasciando il dibattito sull'ampiezza e i movimenti delle mani a coppetta, vero limite tra istinto e ragione, ad altra sede, mi pare quasi superfluo sottolineare la forte componente masochistica presente in questo stile: è l'unico in cui le tue stesse azioni ti complicano e ostacolano la vita; l'unico in cui il movimento ad arco delle braccia crea un piccolo ruscello che, sprizzando dall'arto e abbandonandosi alla forza di gravità, possiede la millimetrica precisione di centrarti bocca e naso mentre stoico cerchi di mantenere una posizione distesa e allungata.
Riconosco però che, come in ogni rituale pericoloso e/o autodistruttivo, nel dorso alberga un po' di folle coraggio. Siamo in pochissimi ad azzardare una vasca a dorso quando in direzione opposta dalla 4a corsia stanno giungendo i veterani in rapida e schiumante successione. Resistere a questi tsunami ti fa sentire ogni volta un sopravvissuto al naufragio. Un sopravvissuto felice.
In ogni caso lo stile libero è quello che fa più per me. Quello che mi riconduce alla radice del mio essere, alla base del mio istinto. L'altro giorno ero da solo in corsia e si vede che mi esprimevo veramente al meglio perché, mentre stavo per ripartire, una signora di mezza età si è avvicinata ai galleggianti e seria seria mi ha chiesto: "Scusi , ma questa corsia è riservata?"
Non c'è niente da fare, il mio stile è quello libero. Quello che mi carica, che mi dà più soddisfazione. Sarà feroce, sarà meno elegante degli altri, ma è anche il più veloce e liberatorio.
Anzi, posso aggiungere che mi obbligo e mi sforzo ad intercalare altri stili al crawl per non diventare ossessivo.
Ma anche nello stile libero percepisco una minaccia, un sottile veleno: è un movimento che all'inizio ti lascia sfogare tutta l'aggressività ma poi te la restituisce, più forte e temprata di prima, quasi fossi andato da un fabbro.
E allora quando me ne accorgo mi torna alle orecchie il discorso conclusivo di Jules Winnfield con la pistola puntata su Pumkin/Ringo in Pulp Fiction, quello in cui Samuel L. Jackson dice a Tim Roth quel pezzo di Ezechiele e comincia a spiegarglielo e dice che potrebbe essere che lui, Samuel L. Winnfield, è l'uomo timorato di Dio della storiella, Tim Pumkin è l'uomo malvagio ed egoista mentre la pistola è il pastore del signore che lo protegge, oppure che potrebbe essere che Ringo Roth è l'uomo timorato di Dio e che Jules L. Jackson è il pastore mentre è il mondo ad essere malvagio e crudele, ma poi alla fine gli confessa che lui, Pumkin/Ringo, è il debole e timorato di Dio mentre lui, Jules Winnfield, è la tirannia dei malvagi ma che sta tentando di diventare il pastore pio del Signore.
E in quei momenti vi confesso che mi giro e mi metto a dorso.
Sto pure cercando d'imparare a dormire a pancia in su.

4 commenti:

  1. Dorso è il mio secondo stile preferito.
    Primo è rana.
    Ultimo stile libero.
    Terzo delfino, ma solo perchè si fa molta fatica.
    A dorso si guarda il cielo e le nuvole che passano, ma anche il legno e le travi del soffitto, o anche il plasticone del pallone dove è racchiusa la piscina. Ma è un guardare fuori che pare bello. E poi c'è il giro che fa la pallina dell'osso del braccio dentro l'articolazione. Sono sensazioni belle

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  2. Sono belle ma quando stai con il pensiero che potresti scontrarti coi mattoni a bordo vasca, non te li godi, o forse è il soffitto della mia piscina a produrre queste riflessioni. Da domani sono all'aperto, ti saprò dire...
    p.s. la pallina dell'osso da me è molto ballerina, da piccolo m'è uscita di posto e ancora adesso posso fare gag da clown...

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  3. bello, anzi bellissimo nuotare all'aperto, beato te!
    io, oramai, son anni che non nuoto all'aperto, da quando si è rotto lo stadio, non mi è semplice...
    Magari una volta vengo dalle tue parti!
    ps. anche a me è uscita, e poi subito rientrata, la pallina: si vede che fuori non le era piaciuto molto!!!!

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  4. alla fine questa settimana siamo ancora al coperto ma ogni giorno prima di entrare nel capannone coperto intravedo la vasca esterna ed è un vero spettacolo, son proprio impaziente!
    la pallina della spalla a me ormai esce a comando, ma poi sì, anche la mia vuole subito tornare al calduccio. A lunedì!

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