martedì 19 gennaio 2010

Il senso di Carlo per la nebbia

L'altra sera, tornando da Mirandola, c'era tanta nebbia che quando son salito su un piccolo cavalcavia mi sono accorto che l'avevo sceso solo davanti a un incrocio.

Ieri pomeriggio, cielo grigio su, asfalto grigio giù, mi sentivo in una bolla di vetro, immobile nel mio moto, e pensavo un po' anche ai Dik Dik...

Oggi a pranzo mia nonna ha detto che c'è una nebbia piccante e io le ho chiesto: "in che senso?" e lei: "che pizzica, sulla pelle..." Allora io avrei voluto chiederle se pizzicava come un peperoncino o un'ortica ma dovevo andare via. Così l'ho scoperto da solo. La nebbia, col cielo sereno e il sole, sembra un ghiacciolo al limone, un po' sciolto, che ti passa sulla pelle, e ti da quel bruciore lì.

Stasera tornando a casa da Modena ho acceso il riscaldamento per sbrinare i vetri e ho subito sentito un odore molto buono. Ho pensato ai fuochi che in questo periodo i potatori fanno con gli sfalci della vite, perché era un odore dolce e bruciato. Ripensandoci meglio era l'odore di frutti di bosco abrustoliti. Cosa ci faceva lì in quel pezzo di campagna tra Modena e Soliera, non lo so.

Stanotte ho rifatto il piccolo cavalcavia tornando da Mirandola e stavolta mi sono accorto di essere sceso ma poi la strada dopo m'è sembrata in salita, breve ma costante, per quasi un chilometro e comincio a chiedermi se devo tenere d'occhio la pendenza delle strade o del mio cervello. La nebbia era ancora lì, questa volta non era molto compatta, anzi. Bianchiccia, viscida, lattiginosa, una nebbia da film horror. Tornato a casa ho acceso la TV e ho visto Bettino Craxi. Volevo uscire di nuovo.

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